giovedì 26 novembre 2009

Recensione La Fabbrica di Cioccolato



Signore e signori, ecco a voi la recensione di oggi:
La Fabbrica di Cioccolato.

Direttamente dal proverbio non tutte le ciambelle escono col buco e non tutti i buchi escono con le ciambelle attorno troviamo questo film.
Diretto dall'acclamato genio Tim Burton, siamo sicuri che anche il portinaio (che non c'è) del nostro stabile sarebbe riuscito a fare di meglio. Per esempio se l'atmosfera di Batman era persino più dark di quella del fumetto, Edward MdF contiene messaggi fortissimi pur in un mondo di fiaba, non riusciamo a spiegarci da dove sia uscito questo film (giusto per non sembrare scurrili, con tutto quel cioccolato poi).

Già la scelta del cast ci sembra strana: sappiamo di te ed Helena, ma qualcuno che non sembri un maniaco sanguinario non c'era, per fare la madre del nostro sfigatissimo protagonista?
Per non parlare del cammeo discutibile di Christopher Lee, che del suo diabolico charme non ha nulla (anche se secondo Bruce solo un uomo diabolico potrebbe ben interpretare un dentista :|)

Ma vaffanculo, mettici una delle comparsone di Alone in the Dark a fare il dentista! Magari poi lo fai morire ucciso dai suoi stessi strumenti, tanto per non fargli perdere l'abitudine.


Partiamo dall'inizio: i titoli di testa sono appena usciti da un horror di King, e più che la fabbrica
del cioccolato sembra un pasticcificio... No, aspetta, quello è un altro suo capolavoro. *D*


La disapprovazione di Ichi esplode alla scelta del protagonista, il piccolo Charlie. Nel film con Gene Wilder il ragazzino è ingenuo e vivace come ognuno di noi sarebbe se si trovasse nel regno del cioccolato e, cosa che schifo non ci fa, è fedelissimo al libro.
Questo Charlie invece a parte la sfiga inenarrabile ha l'espressività del cioccolato che lo circonda, ma di sicuro non è altrettanto carismatico.
Sto bambino e talmente buono e puro (e noioso) da poter essere presentato come la reincarnazione di Gesù. M O R A L I S M O A M A N E T T A !!!
Non ci saremmo stupiti se spezzando il cioccolato con aria ascetica avesse proclamato "...questo è il mio corpo..."


Degli altri personaggi parlare è superfluo: una tale profondità psicologica l'abbiamo vista solo nei teletubbies: personaggi scontati, esagerati e totalmente inverosimili!!!


Ma il climax lo si ottiene quando LUI entra in scena. Posto che Johnny ci piace e lo consideriamo un ottimo attore... CAZZO CENTRA CON IL WONKA-WILDER!?
Era cinico, sfaccettato, carismatico, pazzo al punto giusto e cantava Pure Immagination! Meglio di così cosa si può trovare?!
Johnny invece è solo inquietante (anche senza pensare ai terrificanti occhiali da mosca-truzza e i guanti in latex viola da rettoscopia). E' fra l'altro privo di senso: presenta una fabbrica a dei bambini senza sapere il perché, infarcendo la visita di moralismi privi di senso. Che ti frega se un bambino è sovrappeso? Cazzo, guadagni di più! Ma nemmeno i soldi sembrano il suo problema dato che la dimensione della fabbrica la fa confinare con la Cina... Un uomo, un perché.
Il tutto contornato da numerosissimi flashback nei quali scopriamo nientepopòdimeno che... Era un enorme sfigato anche da piccolo, grottesca la scena delle bandiere del mondo! -.-"
Burton l'ha reso troppo sfigato! Non viene voglia di stimare un personaggio del genere: l'abbiamo preso tutto il tempo per il culo!


Fantastici gli effetti speciali, però il film ci sembra ridursi a quello, specialmente nel caso dei grotteschi Umpa Lumpa.


La cosa più strana, per un film del genere è che non solo non ti viene minimamente fame, ma anzi per i giorni successivi guardi il cioccolato come Stallone guarderebbe il vicino di casa Vietcong.


La parte migliore però è il finale: non ci lasciano liberi dopo lo struggente finale in cui lo sfig... Charlie vince non si sa nemmeno perché (supponiamo per semplice esclusione degli altri candidati).
No, dobbiamo sorbirci appunto il ridicolo cammeo di Lee, altri minuti di struggente pat(etico)hos. Minuti che potevamo sprecare in maniera più utile per la società: aiutare gli anziani, pulire la nostra camera, aprire distillerie clandestine o semplicemente prendere il muro a capate. No, dobbiamo sorbirci questo supplizio fino alla scena finale in cui vediamo una famiglia felice, Willy nel ruolo dell'imbucato d'oro, che mangiano nel loro tugurio che viene spruzzato di zucchero da un'enorme zuccheriera sospesa.

La morale del film è la famiglia
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Un film sul cioccolato di cui la morale è la famiglia.
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MA CHE CAZZO VUOL DIRE!
Come se in Karate Kid la morale fosse la devozione allo stato.

Tim, sient'annoi, il kitch ha un limite, e tu l'hai superato già con la locandina del film!


In conclusione una equa alternativa alla visione di questo film è un clistere di sabbia e squali.


Non avremmo mai creduto che un film di Uwe Boll fosse meno terrificante di un film di Burton, e dato che ora non possiamo fare a meno di farcela addosso dal ridere nel momento in cui vediamo un cappello a cilindro vicino a del cioccolato vi lasciamo con questa felice immagine




Gli scossi Bruce e Ichy

1 commento:

  1. bel blog :)
    un po' psichedelica la scelta dei colori, nel senso che dopo un po' che leggi vedi doppio

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